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La maledizione del mattone a Foggia: Nicola Lo Muzio come Ciro Mundi

9 Maggio 2010

Il mattone colpisce ancora. Una storia già vista, quella andata in scena in questi giorni al Comune di Foggia, con le dimissioni dell’assessore all’Urbanistica, Nicola Lo Muzio. Una storia che ricorda molto, forse troppo, quella che scandì l’inizio della scorsa consiliatura comunale, quella governata da Orazio Ciliberti. La vittoria del centrosinistra al Comune di Foggia era stata propiziata dall’accordo di ferro tra lo stesso Ciliberti allora in quota alla Margherita e Ciro Mundi (Democratici di Sinistra) che ne diventò “inevitabilmente” vicesindaco. I temi della casa, di un’urbanistica “liberata” dalle pressioni dei gruppi di potere costituì uno dei leit motiv della trionfale campagna elettorale. A Mundi spettò proprio la delega all’urbanistica. Il primario neurologo non tradì le aspettative, avviando l’iter del nuovo PUG e facendo approvare al consiglio comunale, a tempo di record, il documento programmatico preliminare. Ma cadde in disgrazia subito dopo: prima gli venne revocato l’incarico di vicesindaco, che finì all’allora segretario provinciale della Quercia, Sabino Colangelo. Quindi, quando alla vigilia dell’ennesimo rimpasto in seno alla giunta, venne fatto capire che il suo posto sarebbe stato preso da qualcun altro, Mundi se ne andò – dall’esecutivo municipale, dal Diesse e dalla politica – sbattendo, come si suol dire, la porta.
Non è stato chiarito perché Mundi fu messo ai margini del suo partito, cosa gli si rimproverasse. Ma, se tanto dà tanto, non era e non è difficile individuare tra le cause che lo portarono a cadere in disgrazia la sua fedeltà al PUG, la sua convinzione che per affrontare e risolvere i problemi urbanistici del capoluogo, fosse necessario dotare la città di un nuovo strumento urbanistico, che significa prima di tutto ordine, trasparenza nelle scelte, una crescita della città più ordinata e più armonica di quanto non sia accaduto negli ultimi vent’anni, egemonizzati dalla cultura della “urbanistica d’emergenza”.
Il de profundis del sindaco Mongelli: “Lo Muzio bravo assessore, ma i suoi tempi da tecnico non compatibili con quelli della politica”
All’indomani della designazione (da parte del Partito Democratico e del sindaco Mongelli) di Nicola Lo Muzio nell’assessorato che scotta, si disse che si trattava di una scelta in continuità sostanziale rispetto ai sostenitori della “strada maestra” rappresentata dal Pug. Del resto, Lo Muzio, legato da rapporti di amicizia fraterna con Mundi, fu proprio uno degli ispiratori della manovra di cinque anni fa, e probabilmente – visto che è stato poi consulente giuridico del successore di Mundi, Michele Salatto, anche chi in seno alle amministrazioni che si sono succedute al governo della città ha anche garantito, rispetto al PUG ed al documento programmatico preliminare, una certa continuità.
Cosa è successo, dunque, per indurre Lo Muzio ad un passo indietro che sa tanto di fulmine a ciel sereno, in un contesto politico ed amministrativo già di per sé drammatico, a causa della crisi finanziaria in cui versa l’amministrazione? Le dichiarazioni ufficiali non aiutano a dipanare la matassa.
L’assessore dimissionario ha detto di no ai tentativi dello stesso sindaco e del Partito Democratico a farlo recedere dal suo proposito. Ma ha escluso qualsiasi frizione, con l’uno e con l’altro. “Ringrazio il sindaco e il Partito Democratico per il sentito appello che mi hanno rivolto per riconsiderare la scelta delle dimissioni dalla Giunta comunale di Foggia – ha scritto Lo Muzio in un comunicato ufficiale -. E’ proprio il senso di responsabilità che mi ha indotto alla decisione. La densità dei programmi in corso, la dialettica che è necessario animare nel momento in cui si definiscono scelte tanto impegnative del futuro della città, la dotazione di risorse tecnico-amministrative non abbastanza adeguate per la sfida del Piano Urbanistico Generale richiedono una continuità e una dedizione di impegno che mi è impossibile, in questo momento, assicurare. Non esiste lo spazio per illazioni su contrasti di ordine politico o amministrativo: ho vissuto una ricca esperienza di collaborazione e di condivisione degli obiettivi a cui indirizzare un’agenda assai stimolante, che mi dispiace dover abbandonare anche per le qualità umane, politiche e professionali che ho avuto vicino, dentro e fuori Palazzo di Città. Desidero ribadire pubblicamente i sentimenti di gratitudine in particolare verso Gianni Mongelli, che sta testimoniando in modo esemplare il senso profondo dell’impegno civico, corrispondendo alle vaste aspettative che ha suscitato e continua a suscitare nella comunità foggiana.”
La cultura del Pug contro quella dell’urbanistica d’emergenza conta altre vittime: non solo Mundi, ma anche Mercurio
Nessuna critica a Mongelli, nessuno spazio a possibili frizioni o conflitti. Dello stesso tenore la risposta del sindaco, affidata ad una conferenza stampa nel corso della quale il primo cittadino ha escluso dissidi con Lo Muzio, che ha anzi giudicato “un ottimo assessore, figura fortissima e di spicco della mia amministrazione, un tecnico di valore che intendeva portare a compimento in tempi brevi tutte le questioni urbanistiche della città, a partire dal PUG.”
Un solo accenno politico, Gianni Mongelli lo ha fatto quando, in un passaggio della conferenza stampa, sempre riferendosi a Lo Muzio ha detto che la provenienza “tecnica” dell’assessore dimissionario “è incompatibile con tempi lunghi della politica”. Dunque la rottura c’è stata sui tempi: Lo Muzio voleva stringere i tempi rispetto al Pug, voleva accelerarne l’iter, ma qualcosa glielo ha impedito. La delega all’urbanistica è stata assunta ad interim dal sindaco che ha anche precisato che la manterrà “per il tempo necessario”, escludendo la possibilità di rimpasti o di rotazioni negli incarichi di giunta.
Comunque la si guardi, per l’amministrazione Mongelli si tratta di un duro colpo. La nuova amministrazione era stata caratterizzata fino ad oggi da una certa stabilità politica, che sembrava aver definitivamente chiuso la stagione delle continue verifiche, dei rimpasti, delle dimissioni a grappolo che avevano contrassegnato la precedente legislatura comunale. Le dimissioni di Lo Muzio rappresentante, in questo senso, in inquietante ritorno al passato.
L’amara vicenda ricorda non soltanto la parabola politica di Ciro Mundi, ma anche quella di un altro assessore, costretto alle dimissioni da un’oggettiva incompatibilità ambientale con il palazzo e con la politica: Franco Mercurio, intellettuale di spicco prestato alla politica, che fu assessore ai Lavori pubblici per pochi mesi in seno alla cosiddetta “giunta del consiglio”. Andò via anche lui senza mai motivare ufficialmente la sua scelta, che fu però determinata da una situazione di incompatibilità verso gli usi ed i costumi del palazzo, della tecnostruttura.

Arturo Desio

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